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*Considerazioni extra*
Fino a diversi anni fa si chiamavano OSSERVATORI, rappresentavano le società professionistiche e giravano per i campi del calcio povero alla ricerca di giovani talenti. Spesso lo facevano in incognito nelle partite di campionato del fine settimana all’insaputa di società, ragazzi e genitori che assistevano comunque molto meno alle partite dei figli. La presenza in incognito era una sorta di codice etico che aveva la funzione di non incidere sulla emotività dei piccoli atleti durante la prestazione. Questo era un gran valore utile a proteggere da inutili illusioni.
Chi veniva selezionato aveva sicuramente doti oltre la media e veniva invitato a sottoporsi a successivi provini prima di venire definitivamente scelto per entrare nel settore giovanile di una società professionistica. Questo non avveniva sotto i 13/14 anni perché si riteneva che il distacco dalla famiglia avrebbe potuto creare difficoltà a livello psicologico. Poi chiaramente il resto del percorso era tutto da verificare, però al primo step non venivano selezionati sicuramente ragazzi dalle abilità non eccelse.
In questo contesto c’era allora da parte di queste società e dei loro osservatori il massimo rispetto per la figura della società che aveva curato la crescita del ragazzo fin dalla tenera età e spesso si costruivano rapporti di sincera stima reciproca.
Ai tempi attuali invece gli Osservatori si chiamano talent scout che lavorano sempre all’interno delle società professionistiche che hanno creato la cosiddetta struttura di Scouting. Fin qua tutto nella normalità delle cose perché tutto si evolve a livello organizzativo, ma purtroppo in questo ingranaggio subentrano i cosiddetti e spesso presunti tali procuratori ai quali la struttura di Scouting sempre più spesso si rivolge. Già parlare di procuratori nel calcio dilettantistico giovanile con ragazzi sotto i 16 anni mi sembra fuori luogo però il processo è a quanto pare irreversibile. Irreversibile non significa che le Istituzioni non abbiano il dovere morale di regolamentare i comportamenti di questi personaggi che incuranti della fragilità psicologica dei giovani atleti millantano improbabili possibilità di carriere tra i professionisti ma anche in altre società dilettantistiche ritenute più blasonate dove sono probabilmente a busta paga, bypassando totalmente la figura delle società che hanno lavorato sui ragazzi fin dai primi anni di scuola calcio. Infatti la prassi consolidata è di contattare direttamente i genitori inculcando e magnificando aspettative che se non raggiunte andranno poi gestite nei ragazzi con non poche difficoltà.
Il tutto chiaramente non avviene gratuitamente…
La Federazione negli ultimi anni ha fatto un’ottima campagna di sensibilizzazione tra le società dilettantistiche che operano con i settori giovanili riguardante la tutela sui minori. Si è parlato negli incontri soprattutto di devianze tipiche dell’età adolescenziale.
Mi chiedo se i danni psicologici prodotti dal comportamento illusorio promozionale di questi procuratori di cui si conosce l’identità ma anche chi ha titoli e chi no, non siano degni di essere annoverati tra le devianze in aggiunta alle già previste negli incontri sulla tutela dei minori. Perché i sogni sono belli ma il risveglio dai sogni va saputo gestire soprattutto se non vanno a buon fine come purtroppo incautamente promesso.
Tutto lecito? Legalmente purtroppo si, specialmente se avvallato da genitori ingenui e non conoscitori Di certe dinamiche nel calcio.
Di fatto però moralmente è un’altra storia e tante persone passionali che fanno puro volontariato e che hanno vissuto in altri tempi più genuini ma salutari per i ragazzi, iniziano a sentirsi fuori luogo in questo mondo del calcio giovanile attuale contaminato da simili personaggi e società senza scrupoli.
Credo sia arrivato il momento di non tenere più la testa sotto la sabbia…